La storia di Pietramala

Un po’ di storia…

Il paese di Pietramala si trova sulla statale 65, la strada più importante che il Mugello abbia avuto attraverso i secoli.
Un tracciato transappenninico esisteva già, probabilmente, in età pre-romanica, come lascia intuire la presenza di insediamenti etruschi su entrambi i versanti dell’Appennino.

Quel che è certo è che nei dintorni di Pietramala passava la Via Flaminia Minore, costruita nel 187 a.C. per soddisfare le crescenti esigenze di una vera strada di valico. Alcuni resti sono ancora visibili nei boschi nei pressi di Monghidoro.
La strada cadde poi in disuso nel periodo delle invasioni barbariche.

Sezione del Progetto
La dogana nel 1769

Con il passaggio del Granducato di Toscana nell’orbita asburgica fu deciso quindi l’ammodernamento della Bolognese, passando questa volta dal valico sulla Futa, in modo che fosse percorribile in ogni stagione con le carrozze a quattro ruote per i viaggiatori ed i barrocci per le merci. Nel 1739 Francesco di Lorena e Maria Teresa “passarono i valichi con le carrozze solo grazie a trecento cavalli di rinforzo, ad una elevata quantità di buoi da traino ed una squadra di uomini che spingevano a braccia.”

Sul progetto dell’ Ing. Anastagi, commissionato dai Lorena, fu realizzato (1749-1762) ex-novo un tratto di parecchie miglia dalla zona di “Novoli” (proprio all’ingresso di S. Piero a Sieve, sotto il Castello del Trebbio) sino a Pietramala con rivestimento “a sasso e ghiaia”; allargamenti e spianamenti furono invece previsti a partire dalla porta di San Gallo (Firenze) sino alla dogana delle Filigare, dove si entrava nel territorio Pontificio.

Nell’ultima parte della variante decisa dai Lorena ed esattamente alle porte di Pietramala, intorno al Monte Beni, il tracciato fu particolarmente laborioso per le continue massicciate, allargamenti e ponti di una certa ampiezza.

Non ci fu mai, fino alla metà del ‘700, un progetto organico atto ad intervenire al miglioramento della viabilità fra Firenze e Bologna, in particolare nelle zone di valico, a causa delle note caratteristiche di precarietà che si prestavano, all’occorrenza, alla difesa.

 

La rinnovata via transappenninica che, proprio a Pietramala ritrovava la più antica strada praticata – ovvero la vecchia “postale” per Bologna – rimase, sino quasi alla fine del XVIII secolo, l’unica arteria che consentiva di scavalcare agevolmente l’Appennino Tosco-Emiliano, confermandosi sino ai giorni nostri (S.S. 65 della Futa) come la più importante via di comunicazione tra la pianura padana ed il resto d’Italia.